Biografia

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Amedeo Umberto Isabella Luigi Filippo Maria Giuseppe Giovanni di Savoia (Torino, 21 ottobre 1898 – Nairobi, 3 marzo 1942) è stato un generale italiano. È stato duca delle Puglie, terzo duca d'Aosta e viceré dell'Africa Orientale Italiana. È anche conosciuto con gli appellativi di Duca di Ferro e di eroe dell'Amba Alagi.

Biografia

 

Amedeo nacque a Torino nel 1898 da Emanuele Filiberto, secondo duca d'Aosta, e da Elena di Borbone-Orléans. A nove anni venne inviato in Inghilterra a studiare presso il collegio di St.Andrew di Londra. Tornato in Italia, a quindici anni venne avviato alla carriera militare iscrivendosi al Reale Collegio della Nunziatella di Napoli.

Ben presto Amedeo si scontrò con le rigide consegne imposte agli altri studenti: nessuno doveva rivolgersi per primo al principe, e, se interpellato, doveva mettersi sull'attenti e rispondere esclusivamente: "Sì altezza reale, no altezza reale". Infastidito da tanta formalità, Amedeo permise ai propri compagni di dargli del "tu" e di omettere il titolo di altezza reale.

All'ingresso dell'Italia nella prima guerra mondiale si arruolò volontario, a soli 16 anni, come soldato semplice nel reggimento artiglieria a cavallo "Voloire". Il padre Emanuele Filiberto lo presentò al generale Petitti di Roreto dicendo: "Nessun privilegio, sia trattato come gli altri". Amedeo di Savoia, primo a destra, con i piloti del 4° stormo all'aeroporto di Gorizia.

Fin da subito Amedeo venne destinato alla prima linea come servente d'artiglieria sul Carso, guadagnandosi sul campo il grado di tenente per merito di guerra. Al termine del conflitto ottenne dal padre il permesso di seguire lo zio Luigi Amedeo, Duca degli Abruzzi in Somalia, dove era impegnato nell'esplorazione del fiume Uèbi Scebèli con lo scopo di realizzare una fattoria per la coltivazione di cotone, canna da zucchero e semi oleosi. Insieme costruirono una ferrovia ed un villaggio, battezzato Villaggio Duca degli Abruzzi.

 

Successivamente Amedeo studiò all'Eton College ed alla Oxford University, imparando perfettamente la lingua inglese. Nel 1921 Amedeo partì per il Congo e venne assunto come operaio in una fabbrica di sapone a Stanleyville (oggi Kisangani). Il 24 luglio 1925, rientrato in Italia, conseguì la licenza di pilota militare. Tornato in Africa, Amedeo compì numerosi voli di ricognizione, guadagnando una medaglia d'argento al valor militare per le ardite azioni in volo sulla Cirenaica.

Successivamente si laureò in giurisprudenza all'Università di Palermo con una tesi intitolata I concetti informatori dei rapporti giuridici fra gli stati moderni e le popolazioni indigene delle colonie, esaminando il problema coloniale sotto l'aspetto morale e sostenendo che l'imposizione della sovranità di uno stato sugli indigeni si giustifica moralmente solo migliorando le condizioni di vita delle popolazioni colonizzate.

Durante gli anni trenta risiedette presso il Castello di Miramare, a Trieste, mentre comandava il 29° Reggimento Artiglieria di Gorizia. In quel periodo fu anche presidente onorario dell'Unione Sportiva Triestina Calcio.

Intanto si parlava anche di proposte ed intese per far diventare Amedeo re di qualche nazione europea. Al termine della guerra civile spagnola, nel 1939, si era pensato di dargli il trono di Spagna, lasciato libero dai Borbone. La proposta decadde per l'opposizione di Francisco Franco. In seguito ci furono incontri fra alti esponenti politici ungheresi ed italiani affinché Amedeo cingesse la corona d'Ungheria, rimasta vacante dopo la sconfitta degli Asburgo al termine della prima guerra mondiale (volendo mantenere la monarchia, dato che la corona rappresentava l'unità e l'indipendenza dello stato, al termine della prima guerra mondiale gli ungheresi trovarono una soluzione di compromesso eleggendo un reggente nella persona dell'ammiraglio Miklós Horthy, in attesa della futura salita al trono di qualche re che non fosse un Asburgo, dinastia contro la quale le potenze vincitrici della guerra avevano posto il veto. La morte di Amedeo nel 1942, però, fece sfumare il piano di mettere un Savoia sul trono di Budapest).

Discendenza

 

Sposò a Napoli, il 5 novembre 1927, Anna d'Orléans (Nouvion-en-Thiérache, 5 agosto 1906 - Sorrento, 19 marzo 1986). Dal matrimonio ha avuto: Margherita Isabella Maria Vittoria Emanuela Elena Gennara di Savoia Aosta (nata a Napoli il 7 aprile 1930), sposata il 28 dicembre 1953 con Roberto d'Asburgo-Este, secondo figlio dell'imperatore Carlo I d'Austria-Ungheria e di Zita di Borbone-Parma. La coppia ha avuto tre figli e due figlie. Maria Cristina Giusta Elena Giovanna (nata a Trieste il 10 settembre 1933), sposata il 29 gennaio 1967 con Casimiro di Borbone. La coppia ha avuto due figli e due figlie.

Eroe dell'Amba Alagi

 

Aeroporto di Gorizia, 14 giugno 1935. L'Arciduca d'Austria, il Duca d'Aosta (con la divisa bianca) ed il tenente colonnello Cerutti assistono alle esibizioni delle squadriglie aeree. A seguito della morte del padre Emanuele Filiberto nel 1931, Amedeo assunse il titolo di Duca d'Aosta. Nel 1932 entrò nella Regia Aeronautica e diventò, dopo la conquista italiana del 1936, viceré d'Etiopia. Dopo la seconda guerra italo-abissina, il 21 ottobre 1937 Amedeo di Savoia fu nominato governatore generale (e quindi comandante in capo) dell'Africa Orientale Italiana e viceré d'Etiopia. Nel 1941, di fronte alla travolgente avanzata degli inglesi nell'Africa Orientale Italiana, le poche truppe italiane rimaste al suo comando si ritirarono per organizzare l'ultima resistenza sulle montagne etiopi. Amedeo si asserragliò dal 17 aprile al 17 maggio 1941 sull'Amba Alagi con 7.000 uomini, una forza composta da carabinieri, avieri, marinai della base di Assab, 500 soldati della sanità e circa 3.000 indigeni.

Lo schieramento italiano venne ben presto stretto d'assedio dalle forze del generale Cunningham (39.000 uomini). I soldati italiani, inferiori sia per numero che per mezzi, diedero prova di grande valore, ma, rimasti stremati dal freddo e dalla mancanza di acqua e legna, si dovettero arrendere ai britannici. Il giorno 14 Amedeo ottenne da Mussolini l'autorizzazione alla resa e designò come negoziatore il generale Volpini, che, però, fu massacrato con la sua scorta dai ribelli etiopi che circondavano le linee italiane. Poco prima della resa Amedeo autorizzò gli indigeni della sua truppa a tornare nei propri villaggi, ma, come risulta dai bollettini del 1941 del servizio informazioni militare, gli abbandoni non furono superiori alla quindicina di casi, testimoniando il profondo legame che si era instaurato fra il Duca ed i suoi soldati [1]. A mezzogiorno del 17 maggio le condizioni della resa vennero pattuite dai generali Trezzani e Cordero di Montezemolo per parte italiana e dal colonello Dudley Russel per parte inglese. Gli inglesi avrebbero reso gli onori ai superstiti e gli ufficiali avrebbero conservato la pistola. Lunedì 19 maggio 1941, all'ingresso della caverna-comando comparve Amedeo d'Aosta, vicerè d'Etiopia, in cravatta d'ordinanza, guanti di filo e le molettiere color kaki. Da Forte Toselli il duca si avviò scendendo dall'amba a passi rapidi mentre a alla sua sinistra marciava il generale inglese Maine, scortato da un sottoufficiale sudafricano. Su due colonne li seguivano i soldati del presidio, carichi di armi leggere, zaini, valige di cartone legate con lo spago, chitarre e fagotti. Molti piangevano; tutti, per ordine del Duca d'Aosta, si erano rasati la barba e tagliati i capelli. Ancora più indietro, in disordine, gli ascari superstiti dei battaglioni abissini con le donne tigrine che si erano portate lassù. Amedeo d'Aosta rese il saluto al picchetto d'onore e alla bandiera italiana che si ammainava.

 

Tuttavia, i britannici non rispettarono del tutto le clausole delle condizioni di resa da essi proposte e liberamente sottofirmate. Dopo la cerimonia dell'onore delle armi, infatti, i soldati italiani vennero lasciati in balìa delle truppe indigene, che li spogliano di ogni indumento. Allo stato maggiore non fu concesso di seguire il Duca come stabilito

La prigionia

 

Amedeo, prigioniero di guerra numero 11590, venne trasferito in Kenya in aereo. Durante il volo gli vennero ceduti per alcuni istanti i comandi, in modo da consentirgli di pilotare per l'ultima volta [1]. Arrivato in Kenya venne tenuto prigioniero dagli inglesi presso Dònyo Sàbouk, una località insalubre ed infestata dalla malaria a 70 chilometri da Nairobi. Nonostante Amedeo intercedesse presso le autorità inglesi affinché migliorassero le condizioni dei militari italiani e per il rimpatrio dei civili, il comando britannico non gli consentì di ricevere nessuno né di visitare gli altri prigionieri.

Nel novembre 1941 iniziò ad accusare alcuni malori. A dicembre una febbre alta lo costrinse a letto. Tre settimane dopo il comando britannico permise ad Amedeo di recarsi a visitare i prigionieri italiani (sarebbe stata l'ultima sua uscita), ma gli impedirono di salutarli personalmente: Amedeo ottenne solo che la sua vettura procedesse a passo d'uomo di fronte ai cancelli del campo di prigionia. Dietro i cancelli i prigionieri italiani gli tendevano le mani e lo chiamavano per nome, mentre Amedeo non si curava di asciugare le lacrime che gli rigavano il volto. Per lui, già ammalato, non ci fu nulla di più triste del non poter salutare, per l'ultima volta, i suoi soldati.

Il 26 gennaio 1942 gli vennero diagnosticate malaria e tubercolosi [1]. Amedeo morì il 3 marzo 1942 nell'ospedale militare di Nairobi dove fu da ultimo ricoverato. Al suo funerale anche i generali britannici indossarono il lutto al braccio. Per sua espressa volontà è sepolto al sacrario militare italiano di Nyeri, in Kenya, insieme a 676 suoi soldati. Poiché Amedeo aveva avuto solo figlie femmine, nel titolo ducale gli successe il fratello Aimone.

Il 4 novembre 1962, per iniziativa dell'aeroclub locale e con la partecipazione dell'Associazione Arma Aeronautica e dell'Aeronautica Militare, il presidente della Repubblica Antonio Segni inaugurò un monumento in onore del Principe Amedeo all'aeroporto di Gorizia. Il monumento è composto da 10 cippi rievocanti le tappe più significative delle imprese militari di Amedeo, sopra i quali si eleva una statua in marmo travertino alta 5 metri che raffigura il Duca in divisa da aviatore con il viso rivolto verso l'Africa.

Un altro monumento ad Amedeo si trova nel parco del Castello di Miramare a Trieste, dove risiedette con la famiglia prima della partenza per l'Etiopia. Questo castello è risultato funesto per chi vi ha abitato: Massimiliano d'Asburgo partì per cingere la corona imperiale del Messico e vi morì, Amedeo partì per l'Impero d'Etiopia di cui fu viceré e morì in prigionia.

 

Amedeo aveva fama di essere un gentiluomo. Prima che lasciasse la sua sede di Addis Abeba scrisse una nota ai comandi britannici per ringraziarli in anticipo della futura protezione alle donne ed ai bambini del luogo. L'imperatore Haile Selassie, inoltre, fu impressionato dal rispetto che Amedeo dimostrò nei suoi confronti. Durante la sua visita ufficiale in Italia, nel 1953, Haile Selassie invitò per un tè Anna d'Orléans, vedova del Duca d'Aosta, ma, quando il governo italiano lo informò che ricevere la Duchessa avrebbe offeso la repubblica, Haile Selassie fu costretto a cancellare l'incontro con dispiacere. In sostituzione, invitò il quinto duca d'Aosta in Etiopia verso la metà degli anni sessanta e gli accordò tutti gli onori di un capo di stato.

Onorificenze

 

Cavaliere dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata

Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona d'Italia

Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro

Cavaliere dell'Ordine Civile di Savoia

Cavaliere d'Onore e Devozione del Sovrano Militare Ospedaliero Ordine di Malta

Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Militare d'Italia

Medaglia per il cinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia (1911)

Medaglia di benemerenza per i combattenti volontari

Croce al merito di guerra (1918)

Medaglia commemorativa della vittoria (1918)

Medaglia commemorativa delle operazioni militari in Africa Orientale (1935–1936)

Medaglia commemorativa delle operazioni militari in Africa Orientale Italiana (1936–1940)

Medaglia al merito di lungo comando nell'esercito (10 anni)

Medaglia militare aeronautica per lunga navigazione aerea (10 anni)

Medaglia d'argento al Valore Militare

Medaglia d'oro al Valore Militare

 

 

Bibliografia

 

1. Alfio Berretta, Amedeo d'Aosta, Milano, Garzanti1948,

2. Alfio Berretta, Amedeo Duca d'Aosta, Roma1953,

3. Alfio Berretta, Amedeo d'Aosta. Il prigioniero del Kenia, Roma, ELI1956, ISBN/ISSN/EAN:8108

4. A. Fedin, I Condottieri, Roma1964, pp. 269-424

5. E. Borra, Amedeo di Savoia, Milano, Mursia1985