Difesa

Sul vanoscala campeggia una pianta di Padova del Valle e accanto all’uscio della presidenza spicca una lapide in marmo e bronzo con il ritratto austero di Augusto Bonaldi «direttore della R. Scuola femminile dal 1896 al 1918».

Ma l’austerità si ferma qui: sulla porta dell’ufficio garriscono i patriottici, esuberanti colori di Gioacchino Bragato.

È lui il pittore padovano che introduce nelle colorate gallerie del “Duda - DUcaDArte, corridoi d’arte contemporanea”, il museo che alla fine del progetto offrirà una cinquantina d’opere realizzate nelle porte decorate dall’estro e dalla fantasia degli artisti padovani di tutte le età, dai veterani ai writer, che hanno aderito all’invito del preside del liceo scienze umane Amedeo di Savoia duca d’Aosta.

Una scuola storica, in spazi storici

900 allievi e 60 insegnanti, ospitata in un edificio finalmente messo a norma, che occupa una porzione importante dell’ex convento di San Francesco Grande, ampliato in periodo fascista da uno stabile razionalista e negli anni Sessanta da un successivo, anonimo blocco d’aule.

«Negli anni – spiega il preside Alberto Danieli, ex allievo di quello che era l’istituto magistrale padovano – gli ambienti sono stati arricchiti di busti, carte geografiche, stampe e foto di qualità, ma da molto tempo il patrimonio artistico non è stato incrementato. È nato così il progetto “Una porta per il Duca” che ha invitato gli artisti del territorio a decorare ciascuno la porta di un’aula, a cui avrebbero dato il proprio nome. Un invito a leggere con il linguaggio dell’arte il valore simbolico della porta, che segna l’accesso al luogo in cui la comunità-classe lavora e cresce di giorno in giorno».

L'impegno corale degli artisti invitati

L’invito è stato prontamente accolto e sono già 22 le opere che decorano i corridoi della scuola, non solo porte ma anche qualche pannello appeso alle pareti, anticipo di cammino futuro.

«Gli artisti – continua il preside – hanno saputo ben interpretare il mandato che abbiamo loro affidato, non solo eseguendo opere belle, da offrire ai ragazzi che transitano lungo i corridoi, ma anche dense di stimolo. Solo qualche esempio: Giampiero Cudin ha intitolato la sua porta Metamorfosi, cogliendo un aspetto importante della scuola, che è la tensione che viene insegnata ai ragazzi perché desiderino crescere, continuare a trasformarsi, a cambiare. Flavio Galletti ci ha regalano un paesaggio marziano, dove dominano il rosso e il nero, che diventa il mondo alieno in cui è possibile costruire nuovi mondo mentali. Alberto Bolzonella, un grande vecchio padovano, ci regala un episodio di mitologia greca legato all’ambiente locale, il carro del Sole di Fetonte che si schianta a terra alle foci del Po. Francesco Lucianetti ha colorato anche il sopraporta in vetro con colori sgargianti che nascondono un messaggio di condanna nei confronti dell’uomo che usa il sangue del nemico per dissetare la sua brama di conquista, di territorio, di gloria, di donne».

Non tutte le opere, si diceva, sono adatte a diventare porte, come il potente bassorilievo di Massimo Antonelli o come il busto che verrà dal magico legno di Mario Iral o la scultura di Elio Armano. Il tutto a costi pressoché inesistenti perché tutti gli artisti hanno donato la loro opera e la scuola ha sovvenzionato soltanto alcune lavorazioni dei materiali.

Già l’anno prossimo, conta il preside, quando anche le opere in elaborazione saranno pressoché finite, alcune classi si renderanno disponibili ad aprire la scuola ai visitatori, in modo che il Duda si apra alla città e che i ragazzi siano coinvolti in un itinerario di lettura e di approfondimento artistico.

Lorenzo Brunazzo

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09/03/2016

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